E' stato forse grazie all'aria di festa che si respira a Pechino, dove tutto procede per celebrare in grande i 60 anni della Repubblica popolare cinese, che il primo progettista generale di voli spaziali con equipaggio umano, Wang Yongzhi, ha rivelato che il progetto di una stazione spaziale orbitante tutta cinese sta davvero prendendo corpo.
Il programma, ha spiegato l'autorevole membro dell'accademia nazionale d'ingegneria, sta ora affrontando la fase dell'esame e della ratifica e coinvolge ormai i più alti ranghi del governo e delle sue istituzioni tecnico-scientifiche riunite a Pechino. Wang, che è nato 77 anni fa nella provincia nordorientale del Lianoning, è considerato l'architetto dei primi voli umani cinesi. Fu lui a coordinare le missioni Shenzhou 5 e 6 che nell'ottobre del 2003 e poi ancora nello stesso mese del 2005 hanno aperto la strada a Yang Liwei e agli atri taikonauti cinesi.
Una via cinese al cosmo
Pechino, che ha iniziato il suo programma spaziale attingendo ad esperienze americane e a tecnologie russe, ha ormai scelto da qualche anno la via dell'autarchia. Di pari passo con lo sviluppo dei grandi lanciatori che rappresentano la base del sistema nazionale di difesa missilistica, Pechino si è interessata alle missioni interplanetarie e sta lavorando in stretta collaborazione con l'ente spaziale russo per la messa a punto di una missione lunare. Oggi è però l'unica grande potenza che non partecipa alla cosiddetta base Alpha, la stazione spaziale internazionale che coinvolge da più di un decennio la maggiori agenzie spaziali del mondo e che proprio recentemente è stata ampliata e potenziata per poter sostenere la vita in orbita di sei astronauti.